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"I bond di Eni vanno a ruba" si ma è la mossa giusta?



Il cane a sei zampe ha battuto ogni aspettativa per la vendita dei suoi nuovi bond, registrando un vero e proprio record italiano (*suono di champagne che vengono stappati* ).

Eni torna in campo dopo 11 lunghi anni e mette sul mercato un’obbligazione per gli investitori retail.

Ecco tutto quello che devi sapere a riguardo:

  • Il bond è sustainability-linked, ovvero con un rendimento in parte legato al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità;

  • Eni voleva raccogliere €2 miliardi, ma la domanda di mercato è stata di oltre €10 miliardi;

  • Il rendimento promesso è del 4,30% annuo lordo, con un lotto minimo per investire pari a €2.000.







Ma quali sono questi obiettivi di sostenibilità?

  • Riduzione delle emissioni nette di gas serra associate alle operazioni del business Upstream (le attività legate alla produzione di gas naturale e petrolio)

  • Incremento della capacità installata per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, fino al raggiungimento di un valore pari o superiore a 5 GW

La cosa interessante?

Nel momento in cui gli obiettivi verranno rispettati chi ha investito avrà diritto al rendimento del 4,30% annuo lordo.

Altrimenti, nel caso in cui anche solo uno dei target non venga raggiunto, il tasso di interesse corrisposto sarà del 4,80%.

Insomma, Eni si ‘punisce’ se non raggiunge gli obiettivi pagando di più ai suoi obbligazionisti.

Mica male eh?









Ok ma se aveva offerto solo €2 miliardi e la domanda è stata di €10 miliardi, cosa succede?

Si dovrà procedere al riparto.

In pratica:

  • Tutti i 310.000 investitori riceveranno il lotto minimo (due obbligazioni, per un valore di €2.000). Questo assegnerà €620 milioni dei €2 miliardi previsti.

  • La restante parte di €1,4 miliardi verrà assegnata in modo proporzionale alle obbligazioni richieste (e non soddisfatte) da ognuno di essi (chi ha richiesto di più riceverà la sua quota fino a capienza)

Insomma, i bond di Eni sono andati letteralmente a ruba e sembra che anche gli investitori retail, in questo contesto macro-economico difficile, stiano cercando alternative più redditizie rispetto a tenere i soldi sotto al materasso.


C'è un grosso ma secondo noi...

  1. le obbligazioni ENI rendono poco più rispetto al BTP italiano dello stesso periodo e il rendimento offerto è molto più basso rispetto alla concorrenza dello stesso settore o agli stessi bond che aveva sul mercato.

  2. il rischio di una società strettamente legata ai prezzi delle materie prime è soggetta a queste ultime e comprare proprio quando la situazione è più florida o "pompata" dal relly speculativo delle materie prime non è una buona scelta di timing.

  3. ultimo punto forse più importante, i tassi potranno ulteriormente aumentare da qui a giugno e questo spingerà i rendimenti dell'obbligazionario verso l'alto e quindi questi stessi titoli obbligazionari potranno essere acquistati ad un prezzo migliore fra qualche mese quando febbre da pubblicità sarà passata.

Queste considerazioni ci spingono a fare una fotografia del investitore retail o comune italiano che si fa abbindolare ancora da pubblicità con valori nominali (valori di percentuali stabilite) invece di guardare allo scenario più ampio e di capire e investire le proprie risorse dove invece c'è realmente valore...


Per ogni informazione aggiuntiva o considerazione, non esitate a contattarci...

Siamo disponibili ad indicarvi una strada alternativa superiore ad un misero rendimento del 4,3%.

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