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REPORT SETTIMANALE 3' DI GENNAIO

In attesa della raffica di comunicati societari dei prossimi giorni su entrambe le sponde dell'Atlantico, la settimana si chiude in maniera più cauta di come aveva cominciato, con i discorsi da falco dei banchieri centrali e i dati ambigui degli Stati Uniti che hanno spinto gli operatori a prendere profitto. Le preoccupazioni sulle prospettive economiche globali e sull'entità dei prossimi rialzi dei tassi dovrebbero rimanere sotto i riflettori, aumentando la volatilità dei mercati.



VARIAZIONI DEGLI ULTIMI 12 MESI:



Macroeconomia


Clima: Sono due i filoni principali a cui si aggrappano gli investitori: politiche monetarie più allentate da un lato e la speranza di una ripresa della Cina dall'altro. Ciò non impedisce alle banche centrali, sia d'Europa che degli Stati Uniti, di impegnarsi nel calmare quest'ottimismo. Il mercato non ascolta molto, né sul fronte azionario né su quello obbligazionario. Per il momento, la rinnovata fiducia nella Cina è alimentata più dall'intuizione degli investitori che da segnali tangibili, a parte il miglioramento meccanico della situazione dovuto alla fine della politica zero-Covid.

Valute: Il mantenimento dello status quo della politica monetaria giapponese ha pesato sullo yen, che viene scambiato a 129 JPY per dollaro, mentre era più vicino a 128 JPY a inizio settimana. Tuttavia, non vi è stato alcun movimento violento. Nella sequenza settimanale, è la sterlina britannica a distinguersi. The Cable è salito a 1,2360 USD per GBP, poiché il mercato prevede che la Banca d'Inghilterra manterrà una politica restrittiva, mentre vede la Fed e la BCE esitare sulla strada da seguire. La crescita dei salari nel Regno Unito è più elevata che altrove, il che fa temere una spirale inflazionistica. L'euro è invece scambiato a 1,0848 USD e 0,9963 CHF.

Tassi: Al termine di una settimana più corta negli Stati Uniti a causa del Martin Luther King Day lunedì scorso, e in assenza di dati macroeconomici particolarmente rilevanti, i mercati obbligazionari hanno continuato a scendere. Dopo aver raggiunto il 3,90% all'inizio del mese, il rendimento decennale statunitense ha testato i minimi di dicembre scorso attorno al 3,40/3,35%. Questa zona di supporto, che corrisponde anche alla parte inferiore del canale ascendente in corso da marzo 2022, sarà un fattore chiave per le prossime settimane. Il rendimento del decennale tedesco si è invece avvicinato all'1,93% ma non lo ha raggiunto, almeno per il momento, e si ritrova nuovamente a contatto con la sua media mobile a 34 giorni, una barriera intorno al 2,16%. Il ritmo della prossima settimana sarà cadenzato dalla pubblicazione del PIL statunitense del quarto trimestre nonché dalla spesa per i consumi delle famiglie. Ci manterremo aggiornati.

Criptovalute: Il Bitcoin ha registrato il miglior inizio anno dal 2015, recuperando più del 28% dal 1° gennaio. Dopo aver vissuto una vera e propria esplosione la settimana precedente, la valuta digitale si stabilizza guadagnando l'1% questa settimana e si aggira intorno ai 21.000 dollari nel momento in cui stiamo scrivendo. Nel frattempo, la capitalizzazione complessiva del mercato delle criptovalute si sta lentamente avvicinando a 1.000 miliardi di dollari. D'altra parte, benché il recente rimbalzo stia nuovamente riscaldando i cuori degli investitori in criptovalute, il mercato è ancora lontano da un'inversione di tendenza dopo un 2022 disastroso.

Calendario: In Asia la settimana sarà segnata dal Capodanno lunare. I mercati azionari della Cina continentale resteranno chiusi tutta la settimana, mentre Hong Kong aprirà solo giovedì e venerdì. I primi indicatori PMI occidentali del 2023 sono attesi per martedì. In Germania, mercoledì verrà pubblicato l'indice di fiducia IFO di gennaio. Il fine settimana sarà dedicato agli Stati Uniti: prima stima del PIL del T4 2022 e degli ordini di beni durevoli giovedì, poi inflazione PCE e seconda lettura dell'indice di fiducia dell'Università del Michigan venerdì.



Materie prime


Energia: Il rapporto mensile dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) è stato il momento clou della settimana per i mercati petroliferi. A grandi linee, l'AIE ritiene che l'abolizione delle restrizioni sanitarie in Cina dovrebbe favorire la crescita della domanda globale, costituita per quasi la metà da Pechino. Si prevede una crescita della domanda di 1,9 milioni di barili al giorno nel 2023. Su questa base, con una domanda globale di 101,7 mbd, il mondo non avrà mai consumato così tanto petrolio nel 2023. Tuttavia, l'agenzia definisce la Cina un jolly, in quanto la velocità della sua riapertura economica potrebbe ribaltare completamente queste previsioni. I prezzi del Brent nordeuropeo e del WTI statunitense aumentano moderatamente, rispettivamente a 86,50 e 81 dollari al barile. Per quanto riguarda il gas naturale, il TTF di Rotterdam rimane sotto pressione a circa 60 euro/MWh, nonostante l'arrivo delle temperature invernali nel Vecchio Continente.


Metalli: Continua l'ottimismo nel segmento dei metalli di base. Il risveglio cinese continua ad alimentare l'aumento dei prezzi dei metalli. Il rame è ancora scambiato al di sopra dei 9.000 dollari per tonnellata metrica e ha raggiunto un picco vicino ai 9.500 dollari. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oncia d'oro è pronta per un altro rialzo settimanale verso i 1930 dollari.


Prodotti agricoli: I prezzi dei cereali hanno subito variazioni minime questa settimana a Chicago, dove i bushel di grano e mais sono scambiati rispettivamente a 730 e 670 centesimi. Va notato che gli operatori stanno monitorando attentamente l'andamento dei raccolti in Argentina, che in quest'inizio anno è stata colpita da una grave siccità che ha causato ingenti perdite di mais.



Top/Flop della settimana


Top

  • Seadrill (+17%): Il gruppo norvegese appaltatore del settore petrolifero si riprende con l'aumento dell'oro nero, tornando in settimana sopra gli 80 dollari al barile di greggio leggero americano WTI.

  • Webuild (+15%): Il gruppo italiano di costruzioni inizia alla grande questo 2023, con buyback a basso costo dopo un 2022 molto complicato, nel quale ha perso più di un terzo del suo valore.

  • National Instruments (+15%): Emerson Electric ha lanciato un'OPA a 53 dollari per azione, non essendo riuscita a raggiungere un compromesso con la direzione della società. Il pretendente era già stato respinto con un primo approccio a 48 dollari.

  • Cellnex (+14%): L'operatore di torri di telecomunicazioni sale alle stelle grazie a delle voci di un'OPA da parte di American Tower e Brookfield. La caduta del titolo e le dimissioni del capo dell'azienda risvegliano le congetture.

  • Lufthansa (+9%): La compagnia aerea tedesca è l'unico pretendente per una quota di minoranza in ITA Airways. Il mercato lo considera un fatto positivo, in quanto non vi saranno giochi al rialzo. Per il governo italiano, tuttavia, la notizia non è positiva.

Flop

  • Charles Schwab (-8%): I risultati trimestrali del gruppo finanziario americano sono stati giudicati deludenti dal mercato. Dalla scorsa settimana, gli investitori ricevono segnali contraddittori tra le banche statunitensi: alcune se la sono cavata bene, mentre altre hanno deluso pesantemente.

  • Ericsson (-9%): L'azienda svedese continua a deludere con risultati trimestrali inferiori alle aspettative. Nonostante la posizione da leader su un mercato oligopolistico delle apparecchiature di rete mobile, Ericsson fatica a convincere.

  • Continental (-10%): Il gruppo tedesco, esposto al settore automobilistico attraverso pneumatici e pezzi di ricambio, ha deluso con risultati preliminari deboli rispetto alle aspettative.

  • EQT (-10%): Il 2022 è stato un anno complicato per il settore degli investimenti. Gli utili sono crollati, appesantiti dalle svalutazioni, ma ciò non ha impedito a EQT di aumentare il proprio dividendo.

  • Emerson Electric (-11%): Il mercato non vede di buon occhio la suddetta offerta ostile su National Instruments. Un'offerta ostile significa che, in caso di successo, le sinergie saranno più difficili da realizzare.

  • Wise (-14%): La società di pagamento britannica può aver alzato le previsioni, ma agli investitori non sono piaciuti i deboli volumi riportati, che lasciano presagire un periodo più difficile.

  • Martens (-33%): Doccia fredda sul famoso produttore di scarpe, i cui risultati finanziari alla fine del 2022 non sono stati all'altezza delle aspettative.


La disillusione di un cambio di rotta


Dopo un inizio anno col botto in Europa e Asia, e uno piuttosto positivo in America, i mercati hanno subito una leggera flessione alla fine della settimana. E per una buona ragione: mentre il mercato sperava di aver chiuso con l'inflazione, le banche centrali temono un secondo ciclo d'inflazione ritrasmessa dai servizi. La politica dei falchi potrebbe dunque durare più del previsto: il funzionario della Fed James Bullard parla addirittura di un aumento dei tassi di riferimento al 7%. Il tanto auspicato cambio di rotta potrebbe non essere dietro l'angolo. La questione fondamentale di questo 2023 verterà sulla capacità delle banche centrali, in particolare della Fed negli Stati Uniti, di contenere l'inflazione senza causare una recessione.

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