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Le banche centrali CAMBIANO IDEA…

Dopo il recente cambio di idea della BCE che avevamo ipotizzato negli scorsi articoli sul rialzo dei tassi nonostante il conflitto in corso, ora ci chiediamo quando esattamente la FED cambierà idea?



perché, in fin dei conti, il fattore principale che influisce sui trend è sempre la Federal Reserve. Possiamo fare tutte le congetture che vogliamo, ma se alla Federal Reserve restano convinti nel voler proseguire la loro politica aggressiva senza tenere conto della moltitudine di altri fattori, ci sarà poco da fare… In questo articolo perciò vogliamo tentare di rispondere alla domanda: può l’attuale stallo cambiare rotta? Se ci basassimo solo sulla narrativa dei media, penseremmo che l’elemento su cui la Fed tiene gli occhi puntati e su cui non può transigere sia l’inflazione. Anche l’ultima esternazione di un membro della Fed (Christopher Waller) citava il ritorno dell’inflazione attorno al 2% come unico parametro da considerare per un eventuale ritorno alla consueta politica di allentamento monetario degli ultimi 10 anni. Vediamo allora piu’ da vicino questo aspetto… Inflazione Nel momento in cui scrivo, i mercati stanno scommettendo sul fatto che davvero l’inflazione potrebbe tornare al 2% prima del previsto. A questo proposito, ricordiamo che nella situazione attuale, l’aumento dell’inflazione è generata da due cause:


1. l’aumento della domanda dei consumatori, a sua volta provocata da una eccessiva disponibilità di soldi erogati dalla Fed e dal Tesoro americano come sostegno economico durante la pandemia.


2. La riduzione dell’offerta, provocata dal blocco delle catene di distribuzione nel mondo


Quindi la domanda è, questi due fattori stanno davvero normalizzandosi, come sperano i mercati?


Il fattore 1 probabilmente si ma per il secondo abbiamo qualche dubbio.


Questo grafico della stessa Fed ci mostra che la massa monetaria(la moneta in circolazione negli USA), aumentata in modo abnorme con la pandemia, è tornata quasi alla normalità.




Se ci sono molti meno soldi a disposizione, vuol dire che effettivamente ora i consumatori hanno molta meno disponibilità per "consumare". Per ottenere questo notevole risultato c’è stato bisogno di: - innescare un conflitto tra i paesi produttori di alimenti e di energia e di amplificare le tendenze a rialzo delle materie prime coinvolte nella guerra con una manipolazione a rialzo nei derivati. Provocare una disinflazione controllata degli asset da investimento per la quantità di moneta o di risparmio degli Americani (ricordiamo che in America l’investimento dei risparmi in asset di borsa, anche ad alto rischio, è molto più comune che nei paesi europei, essendo molto minori le garanzie statali sulle pensioni). Ma cosa dobbiamo dire del fattore 2, cioè dei canali di distribuzione commerciali? A nostro parere, l’allentamento dei blocchi nelle catene di distribuzione in oriente non è


affatto così scontato come pensano i mercati. Al contrario, potremmo essere costretti a vivere per un tempo abbastanza lungo nella "nuova normalità" illustrata dal grafico riportato in quell'articolo. Una normalità simile a quella che c’era all’epoca della dinastia Ming cinese, nella quale oriente e occidente avevano relazioni commerciali limitate e discontinue. Se così fosse, l’unico modo per i paesi occidentali di venire a capo dell’inflazione sarebbe quello di inasprire ulteriormente gli sforzi sul lato dei consumi, magari inventandosi altre guerre, oppure, più probabilmente proseguendo con la flagellazione degli asset da investimento. In questo caso però, è bene precisare che i bear market non possono essere illimitati. Le discese hanno dei paletti che non si possono superare senza compromettere tutto il sistema. Per questo motivo come in passato la FED potrebbe prendere in considerazione anche altri fattori come la stabilità finanziaria. Stabilità finanziaria Accanto a quello del controllo dell’occupazione, la stabilità finanziaria è l’obiettivo principale che la Fed si è sempre posta per statuto. Chi ha nel proprio portafoglio dei titoli legati al Vix a copertura dei rischi di ribasso, si sarà reso conto che, nonostante la discesa prolungata di tutti gli indici, il Vix non ha reagito nel modo solito, cioè con un aumento verticale fuori misura. Il motivo di questo va ricercato nel mercato obbligazionario, del quale abbiamo parlato spesso proprio per calmare le "ansie" sui ribassi dell’azionario. Il motivo di questa persistente stabilità è dovuta ai tassi reali che ci porta ad un bear market controllato, portato avanti negli ambienti finanziari allo scopo di ridurre la massa monetaria circolante. Del resto, i media ufficiali stanno diffondendo una narrativa ribassista da almeno un anno, se


non di più. Come avremmo mai potuto avere un crash di borsa inaspettato in uno scenario del genere?


Non siamo in un crollo di borsa improvviso, come quello del 2008 o del 2000 o del 2020, nonostante molti analisti si sforzino di trovare delle similitudini con quegli eventi del passato.


Al contrario, la spinta delle élite a ridurre la massa monetaria scoraggiando i mercati in modo programmato e "ordinato" è evidente.


Naturalmente, un bear market non è qualcosa che si possa accendere e spegnere con un

interruttore, perché i comportamenti degli investitori non sono prevedibili al cento per cento, soprattutto se i tempi del fenomeno si allungano.


Quindi la Fed deve avere dei parametri da tenere sotto controllo per evitare che questa discesa controllata delle borse possa sfuggire di mano.


Uno di questi parametri è quello che sintetizza in modo semplice e veloce l’equilibrio del mercato obbligazionario, cioè il rapporto tra i tassi delle obbligazioni societarie ad alto

rischio (high grade) e quello delle obbligazioni "investment grade" (cioè a basso rischio di insolvenza), il cui andamento è illustrato nel grafico sotto:




Come si vede, nella storia delle borse non sono stati i parametri di economia fondamentale, né la discesa degli indici di borsa, ma questo semplice indicatore del mercato obbligazionario ad aver fatto scendere in campo la Fed.

Riassumendo.... In conclusione, nella situazione attuale, in cui la fine della globalizzazione tra oriente e occidente impedisce all'inflazione di normalizzarsi e costringe la finanza occidentale a


proseguire il bear market controllato di tutti gli asset per ridurre la moneta circolante, l'unico fattore che potrebbe invertire questo stato ci sarebbe un segnale di stress nel mercato obbligazionario.


Se quindi vogliamo dare un tempo abbastanza preciso alle azioni della Fed possiamo dire che la banca centrale continuerà ad aumentare i tassi finché lo spread tra le obbligazioni ad alto rischio e con rating A rimarrà sotto controllo.


Il grafico mostra che lo spread ha iniziato a sollevarsi, ma è ancora a dei valori accettabili.


Tuttavia, è ragionevole pensare che più a lungo la Fed proseguirà i rialzi dei tassi, più ampio sarà il deterioramento dell’economia che alla fine si ripercuoterà sulle obbligazioni.


Non sappiamo perciò quanto ci vorrà prima di arrivare a questo, ma ora sappiamo cosa dobbiamo tenere d’occhio per anticipare con precisione le mosse della Fed.


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